mercoledì 27 gennaio 2010

EDUCARE ALLA CULTURA CATTOLICA

“La domanda è: perché di fronte a questa cultura dichiaratamente in opposizione a quanto la chiesa sostiene parte del mondo cattolico si mostra privo di atteggiamento critico? Perché per alcuni cattolici la candidatura di una radicale può sembrare in fondo non così diversa da quella di un qualsiasi altro politico? E’ la stessa domanda che mi sono posto anch’io dopo aver letto l’inchiesta del Foglio a Viterbo che ha evidenziato come per molti cattolici non è un problema la candidatura della Bonino nel Lazio. [..] il dato è uno e chiede d’essere guardato: stiamo crescendo generazioni assolutamente incapaci di giudizio critico sulle cose. Leggendo l’inchiesta del Foglio mi è venuto in mente quel versetto della Bibbia, Geremia 31, dove si dice: ‘I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati’. Mi domando: siamo stati capaci di favorire in questi anni l’espressione di una vera cultura della fede? Abbiamo promosso quell’antropologia adeguata sulla quale più volte tornò Giovanni Paolo II? Oppure è cresciuta tra noi, sotto i nostri occhi, una generazione per la quale il dialogo viene prima dell’identità? A volte sembra che il dialogo che impostiamo con chi non crede altro non sia che una resa senza condizioni. Nel nome del dialogo ci dimentichiamo chi siamo. E dimenticandoci chi siamo sono sempre gli altri ad avere ragione, ad avere la meglio”.Allora cosa fare? Per Negri occorre ricominciare, ripartendo da quanto Benedetto XVI e la conferenza episcopale italiana continuano a sottolineare: “Sono dieci anni che i vescovi parlano di emergenza educativa. Occorre lavorare tutti su questa emergenza perché soltanto in questo modo i cattolici di oggi e di domani potranno imparare a discernere, giudicare, difendere la propria identità.



Ho riportato qui alcuni brani tratti dalla intervista fatta da Rodari, il vaticanista de “Il Foglio”, a Mons. Negri vescovo di San Marino-Montefeltro. I punti che personalmente mi hanno più colpito li ho messi in grassetto. Non occorre che vada a precisare il fatto che sono completamente d’accordo con quanto scritto. Vorrei brevemente e umilmente commentate i tre punti:

1) Stiamo crescendo generazioni assolutamente incapaci di giudizio critico sulle cose.

E’ questo un fatto molto grave. Noi cristiani abbiamo due metri di giudizio per giudicare la realtà attorno a noi che sono: la Scrittura E la Tradizione della Chiesa. Ho scritto E in evidenza, perché questi due metri non sono scindibili uno dall’altro ma vanno usati assieme come, mi si passi il paragone un po’ irriverente, vanno usati insieme la schiuma da barba e la lametta…da sole servono a poco. La Scrittura da sola ha prodotto un sacco di danni ( vedi protestanti e anche vari “cattolici” del post-concilio); la Tradizione da sola è vuota e senza senso. Ma per “usare” questi due strumenti formidabili di giudizio cosa dobbiamo fare? Dobbiamo conoscerli! Domanda: i cristiani li conoscono? Risposta: in genere no! Ne i laici ne purtroppo tanti sacerdoti. Urge quindi che i cristiani vengano aiutati a conoscere e a formarsi in una CULTURA CATTOLICA cioè siano radicati nella SCRITTURA e ANCHE nella TRADIZIONE. Mi risulta che il secondo punto sia un po’ carente….


2) Oppure è cresciuta tra noi, sotto i nostri occhi, una generazione per la quale il dialogo viene prima dell’identità? A volte sembra che il dialogo che impostiamo con chi non crede altro non sia che una resa senza condizioni. Nel nome del dialogo ci dimentichiamo chi siamo

Qui viene il secondo punto: occorre insegnare ad amare la cultura cattolica Nelle scuole vengono insegnate talmente tante fandonie sulla Chiesa e sulla sua storia che i ragazzi sono portati ad odiare in automatico la Chiesa. In questo modo si odia inevitabilmente la propria storia e la propria identità. Purtroppo questa mentalità ha influenzato anche parecchi sacerdoti. Questa mentalità porta all’odio verso la propria storia e le proprie tradizioni ( vedi reazioni di tanta parte del clero al Motu Proprio “Summorum Pontificum”). E questo porta quindi alla crisi di identità con tutte le sue conseguenze nefaste sia sul piano personale che su quello comunitario. Urge quindi che la Chiesa contrasti questa deriva suicida aiutando i cristiani ad amare la propria storia correggendo quanto di distorto viene insegnato sul proprio conto.

3) Occorre lavorare tutti su questa emergenza perché soltanto in questo modo i cattolici di oggi e di domani potranno imparare a discernere, giudicare, difendere la propria identità.

Non si può che condividere in pieno questo concetto: occorre darsi da fare perché in modo capillare venga diffusa di nuovo a piene mani la cultura cattolica e questo non solo nei movimenti ecclesiali ma soprattutto nelle parrocchie. Occorre che le Parrocchie diventino dei centri irradiatori della cultura cattolica. Obbiettivo difficile? Forse…ma assolutamente imprescindibile!


SGN

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